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Al via la seconda edizione di “Aus Italien”

Fondazione Petruzzelli: 

Al via la seconda edizione di “Aus Italien”,

la rassegna virtuale dedicata alla musica contemporanea, Premio Speciale Abbiati 2022,

offrirà al pubblico sei prime esecuzioni assolute, commissionate dalla Fondazione Teatro Petruzzelli

ed una prima esecuzione italiana.

 

Venerdì 4 novembre alle 20.30 sulle piattaforme digitali della Fondazione Teatro Petruzzelli prende il via in streaming la seconda edizione della rassegna “Aus Italien”, con la presenza prestigiosa di Azio Corghi, autore delle musiche del concerto inaugurale.

Condurrà l’Orchestra del Teatro Petruzzelli il maestro Tito Ceccherini, voce recitante Anna Caterina Antonacci. 

Grazie ad “Aus Italien”, lo ricordiamo, la Fondazione Teatro Petruzzelli ha ricevuto il Premio Speciale Abbiati 2022 “per la singolarità, il valore del progetto musicale e la qualità delle riprese della rassegna”.

Tutti i concerti, registrati nell’Auditorium Nino Rota del Conservatorio Niccolò Piccinni, saranno fruibili sul canale Youtube Fondazione Petruzzelli, sulla pagina Facebook ufficiale Fondazione Teatro Petruzzelli e sul sito www.fondazionepetruzzelli.it, dove nella sezione Aus Italien, sarà possibile scaricare gratuitamente i programmi di sala, con i saggi dedicati alla rassegna e realizzati dal musicologo Gianluigi Mattietti.

“Aus Italien”, che prende il nome dal titolo del poema sinfonico di Richard Strauss, propone concerti dedicati alle musiche di 9 compositori italiani di fama internazionale: Azio Corghi, Alessandro Solbiati, Matteo D’Amico, Fabio Vacchi, Marcello Panni, Simone Cardini e Andrea Portera, Federico Gardella e Aureliano Cattaneo.

La nuova edizione della rassegna propone ben sei prime esecuzioni assolute ed una prima esecuzione italiana.

Gli streaming offriranno al pubblico anche un interessante contenuto speciale: una conversazione di approfondimento, girata al Teatro Petruzzelli, con video intervista al compositore a cura di critici musicali di fama nazionale, ad incontrare Azio Corghi sarà la giornalista del Sole 24 Ore Carla Moreni.

Il programma del primo concerto inaugurale propone l’esecuzione di tre composizioni di Corghi: Soffio armonico, per piccola orchestra (1993), Blanquette, per voce recitante e orchestra (2014) e Intavolature, per orchestra (1967).

Aus Italien: Gli appuntamenti della nuova edizione:

Primo appuntamento

Azio Corghi, compositore

Orchestra del Teatro Petruzzelli

direttore Tito Ceccherini
voce recitante Anna Caterina Antonacci

Programma:

Azio Corghi Soffio armonico, per piccola orchestra (1993)
Azio Corghi Blanquette, per voce recitante e orchestra (2014)
Azio Corghi Intavolature, per orchestra (1967)

Prima del concerto è previsto un contenuto specialeVisti da vicino, video incontri con chi fa musica oggi, un’imperdibile occasione di approfondimento con il compositore Azio Corghi, curato dal critico musicale Carla Moreni.

 

Secondo appuntamento

Alessandro Solbiati, compositore

Orchestra del Teatro Petruzzelli

direttore Pasquale Corrado
pianoforte Emanuela Piemonti

Programma:

Alessandro Solbiati Cry and prayer per orchestra (2022)

Prima esecuzione assoluta, commissione Fondazione Teatro Petruzzelli

Alessandro Solbiati Fons per pianoforte e orchestra da camera (2011)
Alessandro Solbiati Sinfonia Terza per orchestra (2016)  

Prima del concerto è previsto un contenuto specialeVisti da vicino, video incontri con chi fa musica oggi, un’imperdibile occasione di approfondimento con il compositore Alessandro Solbiati, curato dal critico musicale Enrico Girardi.

 

Terzo appuntamento

Matteo D’Amico, compositore

Orchestra e Coro Femminile del Teatro Petruzzelli

direttore Fabio Maestri
mezzosoprano Marina Comparato

Programma:

Matteo D’Amico Rime d’amore, per mezzosoprano, coro femminile e orchestra su testi di Torquato Tasso (1998)
Matteo D’Amico Haydn allo specchio, per orchestra (2010)

Prima del concerto è previsto un contenuto specialeVisti da vicino, video incontri con chi fa musica oggi, un’imperdibile occasione di approfondimento con il compositore Matteo D’Amico, curato dal critico musicale Sandro Cappelletto.

 

Quarto appuntamento

Fabio Vacchi, compositore

Orchestra del Teatro Petruzzelli

direttore Michele Gamba
violino Laura Marzadori

Programma:

Fabio Vacchi Concerto per violino e orchestra, (2016)
Fabio Vacchi Wounded nature, per orchestra (2022)

Prima esecuzione assoluta, commissione Fondazione Teatro Petruzzelli

Prima del concerto è previsto un contenuto specialeVisti da vicino, video incontri con chi fa musica oggi, un’imperdibile occasione di approfondimento con il compositore Fabio Vacchi, curato dal critico musicale Oreste Bossini.

 

Quinto appuntamento

Marcello Panni, compositore

Orchestra del Teatro Petruzzelli

direttore Marcello Panni
mezzosoprano Stefanie Iranyi
violino Francesco D’Orazio

Programma:

Marcello Panni Zodiac, per voce e orchestra su 12 poesie di Gaia Servadio.
Marcello Panni Dalla terra del rimorso, concerto per violino e orchestra su temi popolari salentini
Marcello Panni Ouverture da Concerto, per orchestra, da 4 canti popolari ciociari

Prima esecuzione assoluta, commissione Fondazione Teatro Petruzzelli

Prima del concerto è previsto un contenuto specialeVisti da vicino, video incontri con chi fa musica oggi, un’imperdibile occasione di approfondimento con il compositore Marcello Panni, curato dal critico musicale Sandro Cappelletto.

 

Sesto appuntamento

Simone Cardini, compositore
Andrea Portera, compositore

Orchestra del Teatro Petruzzelli

direttore Lorenzo Passerini
soprano Valentina Coladonato

Programma:
Simone Cardini Scholium: prossimità, altrove, per orchestra (2022)
Prima esecuzione assoluta, commissione Fondazione Petruzzelli
Andrea Portera Canzoni filantropiche, per orchestra (2022)

Prima esecuzione assoluta, commissione Fondazione Petruzzelli

Prima del concerto è previsto un contenuto specialeVisti da vicino, video incontri con chi fa musica oggi, un’imperdibile occasione di approfondimento con i compositori Simone Cardini e Andrea Portera.

 

Settimo appuntamento

Federico Gardella, compositore
Aureliano Cattaneo, compositore

 Orchestra del Teatro Petruzzelli

direttore Marco Angius
violino Francesco D’Orazio

Programma:

Federico Gardella Borealis, per orchestra (2022)
Prima esecuzione assoluta, commissione Fondazione Teatro Petruzzelli
Aureliano Cattaneo ViolinKonzert per violino e orchestra (2022) Prima esecuzione italiana

Prima del concerto è previsto un contenuto specialeVisti da vicino, video incontri con chi fa musica oggi, un’imperdibile occasione di approfondimento con i compositori Federico Gardella e Aureliano Cattaneo.

PERCORSI NARRATIVI E PUNGOLI LETTERARI NELLA MUSICA DI AZIO CORGHI

di Gianluigi Mattietti

La musica di Azio Corghi ha attraversato stagioni diverse, seguendo sempre una rotta originale. Il compositore torinese, nato a Ciriè nel 1937, si è affermato molto presto, subito dopo il diploma in composizione al Conservatorio di Milano (classe di Bruno Bettinelli) nel 1965: già l’anno successivo la Casa editrice Sonzogno inizia a pubblicare i suoi primi lavori, e nel 1967 vince il concorso nazionale indetto dalla Rai e dalla Casa Ricordi: la giuria presieduta da Goffredo Petrassi gli assegna il primo premio per Intavolature per orchestra, che viene diretto da Eugenio Bagnoli il 14 settembre 1967, alla Fenice di Venezia nell’ambito del XXX Festival di Musica Contemporanea. Il pezzo, che prende spunto dall’antico sistema di notazione rinascimentale, fonde due caratteri apparentemente antitetici: da un lato la tecnica dodecafonica e contrappuntistica, dall’altro un preciso arco formale che disegna una sorta di percorso narrativo, con curve cantabili, momenti drammatici, giochi di tensione tra consonanza e dissonanza, e una precisa articolazione ritmica. Dall’iniziale frullato d’aria del flauto (senza suono) e dal lento glissato dei timpani emergono costellazioni di suoni dodecafoniche piuttosto statiche, separate da lunghi punti coronati, con indicazioni timbriche e dinamiche molto dettagliate e con l’occasionale innesto di elementi fioriti e di brevi cellule melodiche. Questa trama di tipo cameristico sembra via via espandersi e prendere vita, arricchirsi di pennellate di colore, anche delle percussioni, raddensarsi in più ampie arcate dal respiro orchestrale: il dialogo tra blocchi strumentali si fa più incalzante, emergono squarci di teso lirismo, prolungati ondeggiamenti negli archi, ribattuti nei fiati che creano l’effetto di un continuo, sotterraneo ticchettio, frequenti emergenze solistiche. Questo progressivo accumulo di tensione, con un ventaglio armonico sempre più dilatato, è interrotto da una sezione centrale lenta, concentrata nel registro grave, e dal carattere misterioso. L’alternanza sempre più fitta di figure, le sventagliate del pianoforte e degli ottoni innescano un crescendo che porta ad un finale dominato da disegni nervosi e contrasti dinamici estremi.

Dopo Intavolature, Corghi compone altri pezzi per orchestra come… in fieri, che si afferma al Concorso Internazionale Gaudeamus del 1969, e Alternanze (1971); si cimenta con l’elettronica in Symbola (1971) e con il teatro d’avanguardia in Tactus (1974), avviando alcune collaborazioni con compagnie teatrali; ottiene grandi successi con i balletti Actus III (1978) e Mazapegul (1986), e con l’opera Gargantua, messa in scena al Regio di Torino nel 1984. Gli interessi teatrali e letterari di Corghi fertilizzano anche i suoi lavori strumentali. Ne è un esempio Il pungolo di un amore, concerto per oboe e archi “a programma”, basato su un episodio delle Nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso, dedicato al mito della nascita della vite e del vino (il concerto è stato composto nel 1990 su commissione del Comitato Vitivinicolo Trentino) e diretto lo stesso anno da Daniele Gatti, con Pietro Borgonovo come solista. Le cinque scene in cui si articola il concerto narrano l’amore di Dioniso per il giovane Ampelo, che muore ucciso da un toro e che viene poi trasformato in vite, dalla quale Dioniso stacca i primi grappoli d’uva e li spreme leccandone il succo. Da un frammento di questa partitura (la parte degli archi nella sequenza finale della quarta scena, corrispondente al momento in cui avviene la metamorfosi di Ampelo in vite), nel 1993 Corghi ha tratto un pezzo per piccola orchestra intitolato Soffio armonico, diretto lo stesso anno da Antonio Ballista al Conservatorio di Milano. Eliminata la parte solistica dell’oboe (che nel concerto costituiva una sorta di voce narrante), il compositore ha aggiunto sei fiati alla parte degli archi (suddivisi, con sordina e in pianissimo), ripresa integralmente: una struttura armonica spettrale costruita sulle prime sedici armoniche del re bemolle, e su linee speculari, ascendenti e discendenti, appena movimentata da piccoli glissati, ripetuta ad libitum con un effetto incantatorio, inquadrata da un breve disegno in fortissimo dei timpani, colorata dalle linee dei fiati, che rispecchiano quelle degli archi con un ritmo puntato. In questo gioco di bolle armoniche, dalle sonorità vetrose, il compositore ha voluto trovare un significato diverso rispetto a quello originario (della metamorfosi di Ampelo), associandolo all’idea di un soffio creatore, di un suono primordiale, creando un nuovo “programma” basato su alcuni frammenti tratti dal Significato della musica di Marius Schneider.

… nei miti delle creazioni vigenti presso le culture megalitiche, il Soffio dello Spirito primordiale corrisponde alla nota “re bemolle”.

… il suono lunare “re bemolle” appartiene al tempo primordiale.

… la musica è la pianta primordiale della creazione, non conosce spazio e scorre unicamente nel tempo. Le cosiddette acque primordiali della creazione non sono altro che l’espressione dello scorrere del tempo.

… tutta quanta la concezione del mondo primordiale non è che la rappresentazione simbolica dei fenomeni puramente acustici presenti nella semincoscienza dell’uomo che sogna.

… Platone nella Repubblica scrive: “… sul cerchio (o sfera che muove intorno al fuso della Necessità) sedeva una Sirena, girando con esso e facendo udire la sua particolare nota, di modo che le otto voci formassero insieme una somma armonia”.

Nel 1990, l’anno di nascita del Pungolo di un amore, Corghi scrive, su commissione del teatro alla Scala, anche l’opera Blimunda, inaugurando un fertile sodalizio con lo scrittore José Saramago, che proseguirà con le opere Divara (1992) e Il dissoluto assolto (2006) e con altri lavori per voce e orchestra come La morte di Lazzaro (1995) e De paz e de guerra (2003). Ma il panorama dei riferimenti letterari di Corghi è molto ampio, si estende dai dammi di Čechov, nelle opere Tat’jana (2000) e Sen’ja (2002), al Decamerone riscritto da Aldo Busi, nel melologo per due voci e orchestra Amori incrociati (2000). Dai racconti di Alphonse Daudet raccolti nelle Lettres de Mon Moulin è tratto il melologo Blanquette, per voce recitante e piccola orchestra, eseguito il 10 luglio 2014 al Teatro dei Rinnovati di Siena insieme all’Arlésienne di Georges Bizet, pure basata su un racconto della stessa raccolta. Protagonista del racconto scelto da Corghi, La chèvre de M. Séguin (la capra del signor Séguin), è una capretta, Blanquette, che il padrone, Séguin, tiene legata e richiusa per proteggerla da un famelico lupo, che ha già divorato altre sei capre. Ma lei si annoia e fugge sulla montagna, dove trascorre una giornata ricca di emozioni, immersa nello splendore della natura, tra erba fresca, fiori profumati, spazi liberi dove saltare e correre. Ma di notte arriva il lupo, che dopo una lunga lotta, la sbrana. Azio Corghi collega la scoperta di questo racconto all’ambiante piemontese in cui è cresciuto:

«È una storia bellissima e fuori di ogni tempo […] Io sono figlio di una piemontese che aveva studiato bene il francese, com’era normale da noi. Ho ritrovato il suo testo con questi racconti, un’edizione bellissima del 1928 in cui c’erano i suoi appunti […] Poi c’è il francese di Daudet con le sue venature provenzali che lo avvicinano tanto ai nostri dialetti. Ecco perché non ho avuto paura di riprendere temi miei anche giovanili e di spingermi in una direzione impressionistica, ritrovando l’impronta francese dei miei primi studi di composizione a Torino […] Naturalmente il combattimento di Blanquette con il lupo è meno impressionistico, più aggressivo e rumoristico. La partitura è per dodici archi e un quartetto di fiati, l’oboe, tradizionale strumento pastorale, il clarinetto, il fagotto, il corno che evoca gli spazi aperti, con echi e impasti su cui ha lavorato molto volentieri perché sono sempre stato un patito dell’orchestrazione. Il tema del lupo è il rovescio di quello della capretta, ma nel complesso ho deciso di lasciarmi alle spalle qualsiasi condizionamento e preoccupazione di coerenza linguistica e strutturale».

In questa storia, che ha interrogato il compositore sul dilemma tra «l’agire con prudenza» e «l’agire istintivo e vitale», Corghi ha leggermente modificato il testo, eliminando ad esempio Gringoire come interlocutore della voce narrante, e alcuni elementi descrittivi. Nella parte strumentale ha alternato soluzioni di tipo atmosferico ad altre gestuali, a spunti tematici che descrivono il carattere dei tre personaggi, il petulante Séguin, la ribelle Blanquette, il feroce lupo. Dopo un introduzione degli archi (Lento), piena di fremiti e pizzicati, i legni descrivono la capretta (Andante) con ampie arcate melodiche («Com’era carina la capretta di M. Séguin, con i suoi occhi dolci, la sua barbetta da sotto-ufficiale, i suoi zoccoli neri e luccicanti, le sue corna zebrate e i suoi lunghi peli bianchi che sembravano una pellanda»), seguite da un breve episodio danzante dei soli archi. Il pensiero di Blanquette, che si annoia e sogna la montagna («Come si starebbe bene lassù! Che piacere dev’essere sgambettare nella brughiera, senza questa maledetta corda che mi scortica il collo!») coincide con la ripresa del Lento iniziale. Il successivo dialogo tra Blanquette e Séguin («Come, Blanquette, vuoi lasciarmi!») si snoda su una trama strumentale scarna, affidata solo a oboe e violoncello che culmina su uno slancio melodico dei violini («voglio andare sulla montagna»). Dopo una ulteriore ripresa del Lento, una lunga Berceuse in 6/8, con un fitto ordito dei fiati, accompagna la fuga della capra verso la montagna. L’incanto della natura che la accoglie gioiosamente («I vecchi pini non avevano mai visto qualcosa di così bello. Fu ricevuta come una piccola regina. I castagni si abbassavano fino a terra per accarezzarla con la punta dei loro rami. Le ginestre d’oro si aprivano al suo passaggio, e profumavano a lungo. Tutta la montagna le fece festa») è sottolineato da un episodio ritmico e movimentato (Allegretto), con rapidi disegni degli archi che accompagnano un tema danzante dell’oboe, e con una varietà di figurazioni che sottolineano i giochi della capretta, il suo incontro con i camosci, fino all’arrivo della sera, sottolineato da un lungo accordo e dalla ripresa della Berceuse. Nella trama strumentale scarnificata risuonano sinistri gli ululati del lupo, con i tremoli degli archi sul ponticello, poi i violenti glissati degli archi (Andante) avviano la battaglia disperata di Blanquette, a colpi di corna (Allegro), che si conclude nel silenzio del tragico epilogo («Allora il lupo si gettò sulla capretta e la divorò»).

3 Novembre 2022