PROLOGO
Roma, 509 a.C. durante il regno di Tarquinio il Superbo.
Il Coro maschile descrive la situazione storica in cui si svolgono gli accadimenti. Sotto il dominio del re etrusco Tarquinio il Superbo infatti, Roma versa in una condizione di profondo decadimento politico e sociale, in cui la corruzione è divenuto il pensiero diffuso e ancor più spesso un modus operandi. Il principe Tarquinius figlio del re etrusco, si vanta apertamente di dominare a suo piacimento la gioventù romana per raggiungere scopi di conquista. Il Coro femminile afferma invece che Roma dovrà attendere l’avvento di Cristo per cinque secoli ancora prima di raggiungere la sua redenzione.
ATTO PRIMO
Scena prima – Un accampamento armato distante da Roma.
In una tenda all’interno dell’accampamento, Collatinus, Junius e Tarquinius bevono assieme dissertando sull’infedeltà delle mogli scoperta da alcuni generali proprio il giorno addietro. La sola consorte rimasta fedele a suo marito è risultata proprio Lucretia, moglie di Collatinus. Il celibe Tarquinius non perde occasione di schernire Junius, la cui moglie infedele è stata invece sorpresa in compagnia di uno schiavo. Junius reagisce subito e ne nasce un’aspra discussione. I due vengono separati da Collatinus che chiede invece una pacificazione: Junius getta veleno sulle donne e su Lucretia in particolare, mentre Tarquinius propone un brindisi all’adorabile e virtuosa Lucretia. Junius accecato dalla gelosia e invidioso della buona sorte di Collatinus, sfida Tarquinius proponendogli di sedurre Lucretia e scommettendo su quanto solida sia la virtù della donna. È vano l’intervento del Coro maschile che cerca di fermare Tarquinius dicendogli di «non osare», ma eccitato dalla sfida, l’arrogante principe parte in fretta a cavallo alla volta di Roma.
Interludio – Sulla strada per Roma
Il Coro maschile descrive la furiosa cavalcata di Tarquinius alla volta della casa di Lucretia, sovrapponendo la furia dell’animale spinto al massimo sforzo da una precipitosa corsa, a quella del suo padrone eccitato dall’impresa di attentare alla virtù di una donna tanto fedele. Nello stesso tempo il Coro maschile cerca di dissuadere Tarquinius dal compiere un gesto così meschino, suggerendogli di ripensarci e di tornare indietro.
A Roma, una sala in casa di Lucrezia, verso sera.
Lucretia è intenta a filare la lana in compagnia di Bianca, sua vecchia nutrice e dell’ancella Lucia. È ormai il crepuscolo e nella casa è discesa una dolce atmosfera domestica molto intima e rilassata. Lucretia parla del profondo sentimento d’amore che la lega a suo marito Collatinus e dal quale è ricambiata, ma anche del dolore altrettanto profondo che le procura la loro lunga separazione. Nel frattempo giunge la notte e mentre le tre donne si apprestano ad andare a dormire, si ode bussare con prepotenza alla porta: Bianca pensa infatti che non si tratti di un amico, poiché avrebbe bussato con maggiore gentilezza. Bussano una seconda volta con più decisione e dopo qualche titubanza Lucia si reca ad aprire: si tratta del principe Tarquinius che, fra lo stupore delle presenti, chiede loro vino e ospitalità per la notte poiché il suo cavallo si è azzoppato. Pur con un timore nell’animo che ancora non comprende, Lucretia accoglie il principe etrusco con il rispetto dovuto al suo rango.
SECONDO PROLOGO
Il Coro femminile descrive le ragioni dell’opulenza etrusca e della sua egemonia sul popolo romano: ricchezza delle terre, grande fertilità e industriosità delle sue genti, unite tuttavia ad un’insaziabile brama di sangue e di conquista; dunque il regno di Tarquinio il Superbo non può che essere fondato sulla repressione e sul terrore. Il Coro maschile ben descrive questi presupposti che fanno crescere nel popolo romano un enorme malcontento e un desiderio di ribellione e riscatto. Fuori scena anche le voci dei protagonisti, Collatinus, Junius, Bianca e Lucia si uniscono a quelle dei Cori nel descrivere l’atroce tirannia del despota etrusco.
ATTO SECONDO
Scena prima – Nella camera da letto di Lucretia.
Approfittando del buio in cui è immersa la casa, Tarquinius attraversa il corridoio che lo porta verso la stanza da letto di Lucretia. Il tragitto passa davanti alla camera della nutrice Bianca, ma purtroppo questa dorme profondamente. Entra dunque in silenzio nella stanza in cui Lucretia è immersa in un sonno tranquillo: osservandola così vulnerabile e bella ne è ancor più attratto, così si china su di lei e la bacia. Lucretia non lo respinge, poiché sta sognando che sia suo marito Collatinus a darle quel bacio, ma poi d’improvviso si desta e si accorge con terrore della presenza dell’etrusco; in quel momento le diviene chiaro il motivo dello strano timore che sentiva dentro sin dall’arrivo del principe, che dal canto suo cerca di rassicurarla, di calmarla, parlandole con versi poetici che esaltino la sua bellezza, ma Lucretia lo respinge con decisione immaginando le sue meschine intenzioni. Il Coro maschile tenta ancora una volta di convincere Tarquinius a rinunciare, a non compiere quell’azione ignobile, ma il desiderio di dominare la natura virtuosa e fedele di Lucretia è per lui un richiamo irresistibile: sordo agli incitamenti del Coro, l’etrusco cede alla passione e minacciando la donna con una spada, la costringe a subire violenza.
Interludio
I due Cori intonano un canto morale che ricorda la profonda sofferenza di Cristo quando la virtù viene assalita dal peccato e perciò invocano l’aiuto della Vergine Maria.
Scena seconda – Una sala in casa di Lucretia, all’alba.
Ignare dei terribili accadimenti della nottata, Bianca e Lucia stanno sistemando dei fiori in un vaso. Totalmente sconvolta fa il suo ingresso Lucretia che chiede a Lucia di mandare in fretta un messaggero a suo marito Collatinus. Ma quando Lucia le chiede quale messaggio intende inviare, la donna farneticando le porge un’orchidea dicendole che quel fiore simboleggia la virtù che più non le appartiene. Chiede poi all’ancella di far riferire a Collatinus che quel fiore «glielo manda una sgualdrina». Bianca è sconvolta dallo stato di Lucretia e cerca di comprendere cosa sia successo: la giovane donna però si abbandona ai ricordi del passato, di quando era virtuosa. Solo allora la vecchia nutrice intuisce quanto sia accaduto. In quel momento rientra Lucia riferendo che Tarquinius ha preso un cavallo per fuggire e che Collatinus sarebbe arrivato di lì a poco. Infatti egli giunge assieme a Junius e interroga Bianca per sapere se Tarquinius fosse stato lì. Le tiepide rassicurazioni di Bianca – che cerca di evitare l’incontro della coppia – non convincono Collatinus che in preda all’ansia ha premura di vedere sua moglie. Finalmente i due riescono a parlarsi: Lucretia è disperata perché la vergogna per la violenza subìta ha distrutto senza rimedio la loro unione e benché il marito la rassicuri sul suo immutato amore e le dica che tutto si può dimenticare, Lucretia sente di non poter più reggere quel peso e si uccide con un pugnale. Junius si rivolge al popolo romano e mentre porta in corteo la salma di Lucretia, lo incita ad insorgere contro il despota etrusco lavando con il sangue l’onta subìta.
EPILOGO
I due Cori rievocano la passione di Cristo e la speranza di redenzione dal peccato che egli ha donato al mondo attraverso il suo estremo sacrificio.